domenica 20 luglio 2014

Il post dell'ombrellone (1)



Come tutti gli anni la Leblanc asfissia con le sue leggere critiche alla fauna estiva dell'arcipelago maddalenino.
Primo breve compendio di frasi, dialoghi e esclamazioni udite finora. (La sottoscritta ha preso nota con l'iPhone durante le osservazioni e le varie chiacchierate, quindi il post risulterà una sterile trascrizione, roba da giornalisti dilettanti).

Romano comune
 - Ch'hai mangiato tesò?
 - Un panino al prosciutto
 - No allora devi aspettare TRE ORE che sennò te se blocca la digestione

Romano coatto
- NOOOOO CHE STAIAFFA'!! ER BAGNO??? Ahò chettesei magnato tesò?
- Gnente solo un panino ar prosiutto, a pizza rossa, du banane, un cornetto, er frappppà à la fraggola...
- MACCHESSEISCEMO??? Fori dall'acqua, sverto, CHEVVOI MORI'??

Coppia tedesca con figli pestiferi
- wwxzwuuufff, tvwzzew+tehhnba, uberallenzzzetivnancs!! (bambini in acqua mentre spruzzano e tirano sabbia bagnata pesante sulle rocce poste a cinque metri di distanza)
- stop it, please (io)
- WEISSTESZZACAZZEN TETZSUNAMIANEM ALLEEINSWEIN!!!! (bambini in acqua che continuano a spruzzare e a tirare sabbia bagnata pesante sulle rocce a sei metri di distanza guardandomi in cagnesco)
- cadtsoneennn strassenbaubu einswzeticassen!! (padre che interviene)
- thanks (io)
- komo ti chiamo bella? (padre di bambini odiosi che ce sta a provà mentre la moglie con la pelle color ciclamino alta due metri e venti sta mettendo la muta al quarto figlio)

Milanese imbruttito
- Se non avrebbero il mare bello non ci venisse nessuno.

Figo muto che s'abbronza
- psss psssssss pssssss pssssssss (rumore spruzzino abbronzante)

dopo cinque minuti

- blop blummmmm blop blop sclap sclap (rumore crema marrone filtro solare zero che esce dal flacone e che viene spalmata sugli addominali color terracotta mesopotamica)

- tap tap tap tap (rumore piede che batte il tempo della musica in cuffia)

- scrac scrac (s'è alzato per farsi il bagno)

- ciaf ciaf (nuota malissimo, spruzzando tutti)

- shhhhaffff shhhhafffff shafffffffff (esce dall'acqua con falcate plastiche e sguardo tenebroso dopo trentasei secondi di pseudo nuotata )

- dlin dlin dlin dlin (suona il telefono, guarda chi è e rifiuta la chiamata)

- psss pssssss pssssssss psssssss (rumore spruzzino abbronzante)

mai un rumore delle pagine di un libro

La dottoressa della mutua
Io - Cosa fai nella vita?
Lei - Io, la mamma!
Io - Ah.
Lei - che hai sulla spalla?
Io - Che ho?
Lei - fai vedere...mmmh, zanzara....
Io - Ah, va beh
Lei - no, guarda che ti può venire un'infezione!
Io - ellapeppa!
Lei - devi mettere Castomen, pomata, non crema. Poi prendere Trocàderò, in bustine, gusto arancia che fragola è un tantino aspro. Due volte al giorno, sono integratori di zinco magnesio e stronzio, che rafforzano le difese immunitarie. Per prevenire: Tombasec, unguento, la sera, quando senti che stanno per arrivare
Io - cosa?
lei - Le zanzare!

Mamme di professione, le riconosci.


L'ora Cracca
Verso mezzogiorno e mezzo, quando un certo languorino...basta dare il là, tipo: buone le albicocche qui in Sardegna, che si scatena la ricetta selvaggia. Ieri c'era il simposio sulle cozze.
- Come la fai? A zuppa?
- Si ma checcemetti, l'aglio, il vino?
- E perché una bella impepata come ci sta?
- con due pomodorini
- Ma poi devi abbrustolire il pane, con la strisciata o senza?
- No che poi qua sono sporche
- Si ma come le pulisci?
- Io c'ho la donna
- in che senso?
- La cameriera, le pulisce lei

Poveri e ricchi
- che l'hai visto quello iòt?
- perché quel catamarano?
- non pagano le tasse
- nono sono russi
- ora tutti russi o evasori
- verissimo! sacrosanto
- non si vive più
- stiamo messi peggio della Grecia
- esattamente!
- che fai stasera? aperitivo?
- facciamo un giro a Porto Rotondo, io e la Susi
- ma in villa ci tornate quando?
- uff cheppalle, mai! il giardiniere deve finire il prato, ancora!




martedì 8 luglio 2014

Feel at home



Le scale che portano al piano superiore scricchiolano come il il parquet degli appartamenti nella Strasburgo vecchia.
E' molto tardi, credo le tre di notte; ho lasciato il mio orologio in Francia, ho trovato il mio dolore in Inghilterra.
L'orologio sul camino è fermo da anni, è antico, dorato con la base in mogano. Per caricarlo c'è una grossa chiave da inserire nel foro dietro. Ma è tutto inutile, le lancette non si muovono. Anche i martelletti che ogni ora dovrebbero suonare una melodia diversa rimangono quasi immobili; vibrano lievemente come se provassero a cantare di nuovo ed un peso inesplicabile li bloccasse. Sollevo la campana di vetro, provo a muoverli, ad aiutarli, ma non serve. Nessuno si è mai preso la briga di portarlo da un orologiaio. Ha il fascino del tempo che si arresta.
Saranno le tre e mezza di notte, forse. Il mio telefono è scarico, ho voglia di scrivere, non ho il computer. Non ho l'ordinateur. Entro nello studio, provo ad accendere quello di mio suocero. Ci sono le prese staccate, l'ultimo ad usarlo è stato lui nel 2011, qualche giorno prima di salutarci per sempre. L'ordinateur è stato spolverato tutti i giorni, si vede. Nessuno ha mai provato a riaccenderlo. Nessuno ha controllato le ultime email, le foto, gli scritti, le note o i fogli Excel. Nessuno ha avuto il coraggio di riaccendere una parte di vita, anche se digitale. Non sarò io a mancare il rispetto, il riserbo. Quindi cerco dei fogli di carta, un blocco, una penna, una matita, qualcosa per scrivere.
Sono sicura di trovare quello che cerco dentro ai cassetti, ma non posso aprirli. Non mi appartengono. Io so che il proprietario della scrivania avrebbe voluto che li aprissi, anzi, mi avrebbe detto "feel at home". Mi sentivo a casa con lui.
Mi sento a casa tutte le volte che trovo l'empatia con qualcuno. La mia dimora sono le persone. Forse lo sono sempre state. Quando ne perdo qualcuna mi sento veramente una nomade o un clochard che prova a sopravvivere raggomitolandosi in angoli freddi e bui.
Sopra una pila di volumi di diritto vedo dei fogli dentro ad un inserto azzurro trasparente. Sembrano bianchi. Ne sfilo uno: ho trovato il mio tesoro, stanotte. Un gioiello, un foglio bianco. Profuma di pipa, ha l'odore del proprietario.
Ti riempirò di vita, sarò il tuo orologiaio.

Benjamin, we're meant to lose the people we love. How else would we know how important they are to us?

Some people, were born to sit by a river. Some get struck by lightning. Some have an ear for music. Some are artists. Some swim. Some know buttons. Some know Shakespeare. Some are mothers.

And some people, dance.

The curious case of  Benjamin Botton, David Fincher