lunedì 17 marzo 2014

E se fossi una medusa?

Non sono l'unica che scrive in aereo, ce ne sono diversi. Forse anche loro tentano di mantenere vivo un blog, uno sfogatoio, un diario semi pubblico, un muro sul quale scrivere dichiarazioni criptiche sul significato della vita o sul non senso delle giornate volate via come fossero composte da una manciata di secondi.
Accanto a me un ragazzo, troppo alto per stare seduto qui dentro, punta il ginocchio nella mia no fly zone. Se legge ciò che sto scrivendo, pazienza, scopre così, ancora una volta, di essere troppo alto; un cestista, un trampoliere, uno spolveratore di stipiti dei portoni, un avvitatore di lampadine, una persona che ti fa sentire piccola, o troppo proporzionata; capace di entrare in un letto o in una Smart. Una persona nella norma, normopeso, normoaltezza; di quelle da prendere per fare i sondaggi, o per confezionare la taglia di un vestito. Una media. Né di qua, né di là. Democristiana, moderata, originariamente in mezzo all'Europa, né troppo al Sud, né al Nord.
Sono andata a trovare un'amica, ieri. Una biologa, una collega. Lei si occupa di pesci. Mentre parlavamo della pulizia dell'acquario di Livorno, ho creduto di essere una medusa. Così gelatinosa, trasparente, pungente, in balia delle correnti fresche, ottimo pasto per "Cuba", la tartarugona di 150 kg presente in acquario.
"E se fossi una medusa?" "Ma cosa ti viene in mente? Andiamo a mangiare".
Nel posto dove abbiamo mangiato non funzionava il pos, l'apparecchio per leggere le carte di credito. "Scusi ma è finita la carta, però c'è un bancomat, là, di qua, poi gira di là, non si può sbagliare".
Attraversando a piedi il centro deserto di Livorno, mi sono chiesta quante città ancora esistono in Europa di domenica, e quante, invece, si spengono. Livorno si spegne. Giusto così, come Varese quando ero bambina. Serrande abbassate, tutte.
Lungo il mare gente, tanta. Bambini, moltissimi. Famiglie, pattini, biciclette, prati non curati, cielo lattiginoso, bottiglie di plastica abbandonate, gelaterie colme, con la coda fuori. Eppure c'è vento, maestrale, fresco, non viene voglia di gelato. Coppie: lui, lei, e lo smartphone. Lei, lui e l'iPad. Mi viene il magone. Guardate il mare, state in silenzio, inventatevi una favola, leccate un gelato senza fare 'scroll' o 'tag', osservate il mondo, è in hd, incredibile la risoluzione, vero?
Code al rientro. Perché ci sono le code? Via dalla superstrada, guarda il sole, è viola, prendiamo l'autostrada. Traffico lento anche in autostrada, guarda la luna, bella, usciamo a Sesto, anzi, a Prato Est. Mangiamo da me, non ho niente in frigorifero, ordiniamo una pizza, no che non ho digerito, ancora.
I pesci delle barriere coralline li ho visti una volta, con la maschera. Ma non soffrono chiusi nelle vasche? La mia amica mi assicura di no, non hanno schemi evolutivi come i mammiferi. I pesci sono arrivati, sono al capolinea, hanno raggiunto il traguardo.
Quindi, io da mammifera, ancora non mi sono evoluta. Morirò, probabilmente, senza aver raggiunto il traguardo, senza essere arrivata. Morirò in corsa, quindi non posso essere rinchiusa in uno zoo; non mi potreste creare un habitat, un Truman show?
No, assolutamente, ne soffriresti. Tu, come la gazzella, o il lupo.
Ma non come la mucca.
Quelli sono animali da cortile, Nicole.
Noi non siamo da cortile, siamo da aereo con lo spilungone accanto che siede con le ginocchia in bocca.
Il pesce pagliaccio si chiama Nemo. Io dico che si chiama così in onore di Jules Verne; la mia amica sostiene, invece, che il nome evoca l'anemone nel quale il pesce si nasconde e depone le uova.
Apriamo un dibattito o controlliamo su internet? No. Rimaniamo così, senza scroll. Nel dubbio. E non controllerò neanche domani, e nemmeno dopodomani. Io della mia idea, tu della tua. Ci evolveremo dubitando, e se qualcuno vorrà costruirci un Truman Show nel quale rinchiuderci, a te lo farà pieno di anemoni e a me Ventimila leghe sotto i mari.
Ci incontreremo, dubitando, a metà strada. Negli abissi marini.

La medusa nell'acquario


Il posto con il pos senza carta