giovedì 13 febbraio 2014

Laetitia



In una notte come questa, nella quale le stelle verdi del cielo polare si specchiano sul mare nero gelato, io mi confondo tra le pieghe delle coperte di un letto che non mi appartiene. Non è un albergo, ma potrebbe esserlo. I quadretti appesi alle pareti non li comprendo, al loro interno figure geometriche colorate: vorrei tanto fosse Kandinsky per trovare un senso.
Tu dormi lievemente, come se tutto il peso del mondo fosse altrove, al sud, o al centro dell'Europa. Lontano dai margini del pianeta, lontano da qui, lontano da noi, lontano da te.
I tuoi capelli dorati li ho pettinati con cura, legati in una treccia perché ti facevano il solletico. E ridevi. Mentre io bevo il mio caffè amaro, tentando di trovare un motivo per meritarti.
Tu respiri come una fata di una fiaba di Perrault.
Osservo il pigiamino con i pinguini, gli animali che preferiamo sono sempre quelli che rappresentano posti lontani. Andremo a trovare i pinguini, te lo prometto. Andremo al polo sud, ti porterò, correremo a perdifiato fermandoci solo per toccarci le gambe indolenzite, e tu riderai, come fai sempre.
La musica più bella per me è l'alternanza del tuo respiro, l'odore più piacevole quello che esce dalla tua bocca; un viso botticelliano, e continuo a chiedermi cosa ho fatto per meritarti.
Ieri mi facevi vedere come il viola stia bene con il rosso, e nel foglio pasticciato hai disegnato un viso ovale, rosso, con gli occhi viola. "Sei tu, mamma". Quando è toccato a me disegnarti, invece ho riprodotto tutto fedelmente, viso rosa, occhi verdi, labbra rosse. Quanto siamo privi di fantasia noi adulti? Tesoro perdonami, prometto di pensare a colori, prometto di uscire dagli schemi. In fondo è un disegno, dentro ci possiamo mettere tutto, reinventarci un mondo, scoprire occhi gialli e volti blu, mani più grandi della testa e gambe più corte delle braccia. A cosa servono le proporzioni? Hai ragione tu, è un disegno.
Sono le quattro e non voglio dormire, voglio rimanere qui a guardarti, ad accarezzarti il viso. Voglio aspettare, vederti aprire gli occhi verdi, immergermi nella luce dove riesco a trovare noi: vivo per questi momenti. Vivo per il rosa delle tue labbra, per la melodia della tua risata, per la seta dei tuoi capelli sempre annodati. Vivo per le manine appiccicose che si incollano ai miei jeans, per il gelato che ti cola dappertutto, per gli urletti isterici che fai quando vedi un ragno, per i tuoi piedini freddi che scaldo di baci.
Quando prima di dormire mi chiedi di cantarti The Little Horses. Vivo.

E quando non ne potrai più di me, continuerò comunque a vivere per te.


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