giovedì 2 gennaio 2014

Life is a state of mind



Stavo pensando all'incidente accaduto a Schumacher. E pensavo che uno passa una vita ad evitare il peggio, rischiandolo tutti i giorni. Poi smette di rischiare ed il peggio arriva. Gli auguro di svegliarsi con il sorriso, mi è sempre piaciuto molto, adoro gli "antipatici" perché non pretendono di piacere a nessuno. Come Mr Darcy di Pride and Prejudice.
In questi giorni di vacanza nei quali ho abbracciato più persone del Pontefice, ho capito che forse la vita vale la pena di essere sempre messa ad alto rischio. Il rischio è rappresentato dal mio investimento negli affetti, potrei rimanerne delusa, ferita fino ad entrare in coma affettivo farmacologico. Conseguenze che in qualche modo ho già provato. Mi sono sempre ripresa, ne porto le cicatrici, ma sono ancora qui e continuo ancora a crederci.
Preferisco i silenzi, e dopo un 31 Dicembre passato a Londra, non vedevo l'ora di uscire dalla città per ritrovare i miei alberi, i laghi, i prati e la quiete di un inverno bellissimo: né troppo freddo né troppo caldo. Alla mia ricerca di pace "geografica" si accompagna il bisogno di abbracciare corpi infagottati nel traffico mentale quotidiano; nell'irrequietezza e nell'incertezza di questi giorni. Attraverso le persone ritrovo anche me stessa, ritrovo la mia continua ricerca di equilibri. Rifuggo dalle persone che si sentono complete, perché navigano nel mare dell'ipocrisia e lo fanno a bordo di una zattera. Solamente gli stupidi e i falsi dichiarano di essere sempre felici e appagati. Nessuno di noi lo è, nessuno di noi è completo. Siamo "scherzi di natura", come venivano definite le persone menomate, spesso ripugnanti, dai naturalisti del '700. Non trovando una spiegazione, si riteneva esistesse un ordine scientifico della normalità, per cui, tutto ciò che usciva fuori da essa era ritenuto scherzo di natura. Non esiste uno stato mentale scientificamente normale, non esiste una felicità persistente, non esiste un equilibrio perfetto.
Il benessere fisico e mentale è spesso fugace, ne siamo consapevoli e ne andiamo costantemente alla ricerca.
Il 25 Dicembre a Strasburgo ho stretto le mani di mia nonna, le sue erano calde, le mie fredde. Abbiamo trovato un equilibrio, e alla fine, per pochi minuti, avevamo le mani alla stessa temperatura.
Questa è la mia idea di felicità.


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