lunedì 28 ottobre 2013

Nicole intervista Leblanc in aereo



N - Buonasera.
L - Buonasera.
N - Che mani fredde e sudaticce, paura di volare? L'avevo anche io, ho dovuto dare terapia per superarla, in parte.
L - Sì ho un po' paura, ma non apriamo un fascicolo in merito, procediamo con l'intervista.
N - D'accordo, come vuole. Mi sono scritta le domande, la prima: è consapevole che domani mattina le toccherà prendere un altro aereo?
L - Ma che domanda è?
N - Niente, scherzavo. Dunque, le hanno mai chiesto di scrivere un libro?
L - Sì.
N - Oh, e quale editore?
L - Editore? Nessun editore, me l'hanno chiesto gli amici.
N - Va beh, ma questo non è chiedere di scrivere un libro, è più un complimento.
L - Macché, i miei amici non mi fanno complimenti, sono obiettivi, pensano che abbia qualcosa da raccontare e pensano bene.
N - E lei ha dato loro retta?
L - Certo.
N - E di cosa parla questo libro?
L - Dei miei due anni in Arizona.
N - E...?
L - E..cosa? Non le sembra abbastanza? Due anni consecutivi in un ranch insieme ai cowboy, i fucili e le vacche e lei mi fa intendere che non ci sia niente da raccontare?
N - Quindi è autobiografico?
L - Al novanta per cento.
N - E in quel dieci per cento cosa si è inventata?
L - Una storia d'amore.
N - Benissimo, fa vendere copie.
L - Il mio scopo non è quello di vendere copie, sa'.
N - E qual è?
L - Nessuno scopo, solo voglia di coccolare l'ego.
N - Care queste coccole.
L - Ancora non l'ho pubblicato, è in un file dentro al mio vecchio Vaio, che tra l'altro non si accende neanche più. Dovrei prendere il disco rigido, recuperare i dati, fare tutta una serie di cose che non ho voglia né tempo di fare. Il mio ego dovrà aspettare.
N - Anche io ho scritto qualcosa...
L - Scusi sa, biondina, ma qui sono io che parlo della mia vita e lei che mi fa le domande.
N - Ha ragione bionda, però questa sua ultima risposta mi ha ricordato del file che tengo nei documenti, quello che si intitola EroS.
L - E che titolo sarebbe?
N - E' un gioco, eros, ero Saffie. Capito?
L - Lei ha scritto un libro che si intitola EroS?
N - Non è un libro, sono 10 racconti erotici che ho scritto quando ero incinta.
L - Santo Cetriolo...
N - Che c'è?
L - Ma una quando è incinta non pensa a scrivere racconti erotici!
N - Beh, ero all'ottavo mese, non lavoravo, dovevo stare ferma a letto a causa di contrazioni premature e quindi ho scritto qualcosa che mi divertiva.
L - Con quel pancione?
N - Senta, adesso non mi farà tutta la scandalizzata che le si vede pure l'autoreggente, e tiri giù la gonna, perdinci!
L - Che me ne frega, siamo tra donne, voglio stare comoda! Devo per forza accavallare le gambe, che tra l'altro non c'è neanche spazio su questo velivolo infernale?
N - Continuiamo con le domande: cosa ne pensa del datagate?
L - Beh penso che... scusi, sa, ma racconti erotici, come?
N - Ahahah!
L - Non riesco a crederci. Anche io ho avuto una gravidanza, anzi due. Eppure l'unico racconto che ho scritto è stato in occasione di quella volta dell'insalata di riso.
N - Anche io due gravidanze! Dunque. mi racconti di quella volta dell'insalata di riso(?).
L - Semplice: c'era una festa a casa mia ed io avevo fatto anche l'insalata di riso. Mio fratello l'assaggia e mi dice storcendo la bocca "sa di frigo" (cosa abbia voluto dire non so, ma ho intuito non fosse proprio un complimento). Io accuso il colpo chiudendomi in un mutismo impenetrabile. Quando vanno tutti via, io e mio marito andiamo a letto, ma io continuo a pensare all'insalata di riso che sa di frigo e non riesco a dormire. Scendo giù in cucina verso le quattro di notte, assaggio l'avanzo di riso rimasto e decido di fare la maionese.
N - Perché decide di fare la maionese?
L - Per migliorare l'insalata di riso avanzata, ma che domande! Le sue gravidanze sono sexy e le mie pazze, e allora? Dunque, metto tutto nel mixer, uovo, olio, sale, limone, come ho sempre fatto. Frullo, ma la maionese impazzisce.
N - Un dramma vero.
L - Già. Allora decido di farla a mano, prendo di nuovo tutti gli ingredienti e comincio a sbatterli forte con la frusta. Seduta per terra, con la ciotola tra le gambe.
N - Ahi, e qui potrei continuare io trasformando il racconto di cucina domestica ossessivo compulsiva, in qualcosa di più interessante.
L - E mi lasci finire, biondina inutile! Insomma, la maionese non mi vuole proprio venire, tutti gli ingredienti si decompongono sotto il mio sguardo allarmato, mentre le lacrime cominciano a rigarmi le guance. Ma non singhiozzo, piango in silenzio.
N - Beh, finito così?
L - No, entra mio marito in cucina.
N - E..?
L - E basta, mi sfogo con lui, urlo, dico anche le parolacce.
N - Uh - uh.
L - Gli dico urlandogli in faccia cose tipo è colpa tua se la mia insalata di riso sa di frigo e se la mia maionese impazzisce!
N - E lui che fa??
L - Niente, mio marito è inglese con il fair play.
N - Immagino che sia l'unico uomo disponibile a sopportare una svalvolata seduta per terra con la ciotola di maionese impazzita tra le cosce!
L - Lei non immagini i fatti miei, per piacere. Immagino che lei, invece, coltivava rose, ricamava scarpette e scriveva racconti erotici durante la sua gravidanza, ma sappia che io sono una creativa dell'umore, con me non ci si annoia. Saicheppalle invece, sopportare una che scrive zozzerie su un pc con il sorriso da Peppa Pig stampato in faccia.
N - Le mie non erano e non sono zozzerie! Ma come si permette? Scrivere di eros è un'arte complessa, bisogna stare attenti ad ogni parola, ad ogni virgola. Saffie ero io, in quei racconti. C'è tutto il mio cuore là dentro.
L - Che fa, piange?
N - No, ho la congiuntivite.
L - Istantanea.
N - Immediata.
L - La concludiamo qui quest'intervista?
N - Tra dieci minuti atterriamo, sì, chiudiamola qui. La proseguiamo domani sull'altro volo?
L - D'accordo, ma faccia domande più interessanti.
N - Tipo?
L - Che ne so, tipo "Cosa ne pensa dell'evento ne La Logica del Senso di Gilles Deleuze?"
N - Anche lei appassionata di Deleuze?
L - Sì tanto, anche se sa un po' di frigo.


L'attore rappresenta, ma ciò che egli rappresenta è sempre ancora futuro e già passato, mentre la sua rappresentazione è impassibile e si divide, si sdoppia, senza rompersi, senza agire, né patire. Il paradosso del commediante allora si fonda sull'istante in cui deve contemporaneamente anticipare, ritardare, sperare e ricordare.

La Logica del Senso - Gilles Deleuze

lunedì 21 ottobre 2013

Ken e Action Man, dialogo e depravazione a fiumi (Two Mothers)



Two Mothers.
Ho deciso di vedere solo filmacci, embè?
Di cosa parla il film scandalo dell'anno? Di due amiche ultraquarantenni gnocchissime, madri entrambe di due diciottenni gnocchissimi, che decidono di lasciarsi coinvolgere sentimentalmente e sessualmente ognuna dal figlio dell'altra, che peraltro conoscono fin dai primi vagiti. Diciamo che si passa direttamente dal vagito alla vagina, tanto per fare un simpaticissimo e raffinato gioco di parole.
Una è interpretata da Naomi Watts, l'altra da una sensualissima Robin Wright. Il film è girato in Australia: le due gnocche vivono in case stupende sull'oceano, e i rispettivi figli, Ken e Action man, cavalcano le verdi onde con le loro tavole da surf. Non si capisce bene come il quartetto riesca a mantenere un tale tenore di vita, dato che tutto il giorno non fanno altro che bere drink e spappardellarsi sulla spiaggia, però ogni tanto si intravede la Wright in una galleria d'arte, lasciando intuire che lavora, ma fa qualcosa che non la fa tanto sudare né soffrire di insonnia. Forse un po' di precariato avrebbe movimentato la faccenda: avrebbero dovuto girarlo in provincia di Bari, il mare c'è anche là.
Ci si aspettava un quasi porno, da come era stato descritto dalla campagna pubblicitaria e dall'etichetta di film-scandalo che gli era stata appiccicata sopra. Invece si vedono solo un paio di culi (uno della Wright e l'altro di Action Man, siamo tutti per le pari opportunità).
Provo a descrivere l'utilità di questo filmone, scrivendo un dialogo che di fatto non esiste nel film, ma che rende bene l'idea di cosa succeda. E' tra Action Man (AM) e Ken (K), i due figli della gnocche.

K - Sono innamorato di tua madre.
AM - Fai bene, sei un grande. Te la sei scopata sul divano?
K - Non ancora, solo sul letto. Tu la mia dove te la sei fatta?
AM - Sul letto e sulla rotonda sul mare. Guarda che ti faccio mangiare la polvere, così. Rimettiti in pari, dobbiamo essere due a due sui luoghi del sesso.
K - Pensavo alla spiaggia, poco originale ma per lo meno arriviamo a due pari.
AM - Bravo, si. Chettefrega dell'originalità.
K - Oggi dopo la surfata imbastiamo una cena a quattro, poi ognuno a casa dell'altro. Tu a casa mia con mia madre, e io a casa tua con tua madre. Poi ci scambiamo pure le figurine di Harry Potter, domattina verso le dieci.
AM - No, io domattina devo andare da mio padre che fa l'impresario, e scoparmi una ventenne per ricordare a me stesso che devo stare con una delle mia età. (Poi lui si metterà con una 18enne e le farà subito sfornare un figlio, tanto per essere sempre sull'onda del rapporto con la forbice d'età)
K - E' quello che ripete sempre anche mia madre..no, scusa, mi sono sbagliato, tua madre...no anzi no, mia madre e tua madre. Sto a fa' un casino che lèvati!
AM - Guarda che so' riconoscibili, una ha i capelli corti e l'altra lunghi, non ti puoi sbagliare.
K - Certo. Comunque io sono innamorato di tua madre, non potrei mai scoparmi le altre. Infatti alla tua festa mi prenderò la prima ventenne che vedo, foss'anche la gatta. Ah ma non ci sono gatti in questo film, solo bikini, spiagge e lenzuola.
AM - Perché siamo in un film?? Cazzo!!! Fammi fare lo sguardo più intelligente, allora!
K - Non ci riuscirai mai, sembri uno che non capisce le equazioni di primo grado.
AM - Guarda che ti mordo la coscia sott'acqua!
K - No, io la mordo a te, e le nostre madri-amanti-fidanzate, poi ci soccorrono eccitate.
AM - Ma sei scemo? Quante tavole da surf sul capo ti sei beccato? Il solito biondo surfista cretino.
K - Ha parlato Eisenstein.
AM - Chi?
K - Boh, è il primo nome difficile che m'è venuto. Ma a proposito di venire, quante volte stanotte?
AM - Pare tre, poi sono andato al frigorifero a scolarmi due litri di latte e Nesquik.
K - Mia madre ha sempre avuto delle grandi potenzialità Se vuoi arrivare a quattro, falle il solletico sotto i piedi.
AM - Ma che davero?
K - Certo, me lo raccontava mio padre prima si schiantasse in macchina.
AM - Ah già, dimenticavo la cosa della rielaborazione del lutto..va beh, sono particolari che in sto film non ci devono stare, qui si tromba.
K - E allora annamo no? Fino a che non le facciamo diventare nonne ingravidando altre due con la metà dei loro anni, poi ci separiamo e ritorniamo a ingropparcele in spiaggia.
AM - Ottimo! Le nonne sono ancora meglio.
K - Ma il senso di tutto questo?
AM - Non farti troppe domande, calati le braghe e basta, altrimenti se pensi mica ci stai a girare sta vaccata.
K - Vero. Ciao, vado a spalmarmi il grasso di foca sugli addominali!
AM - Io a sollevare con l'erezione 10 volte il castello dei playmobil ! Ciao Bello!
K - Ciao Bello!








mercoledì 2 ottobre 2013

a James Hunt piaceva la gnagnera



Rush è un film di Ron Howard. Non solo, è un film che parla di Formula Uno. C'erano tutti i presupposti per non andarlo a vedere. Poi, come spesso accade, mi lascio convincere dal parere di amici fidati che è bellobello wow vai che aspetti!! Saranno uomini che si eccitano con i rombi dei motori? No, sono anche femmine che glie piasce Pukka a dirmelo. Quindi va beh, si va, per la gioia di mio marito che non vedeva l'ora di ascoltare la Ferrari anni 70 che fa wrooooooooom. C'era l'anteprima con ospitini illustrissimi, qui a Stavanga. Facciamo parte dell'high society. I comuni mortali dovranno aspettare domani, per vedere sto gran capolavorone.
Partirei da un punto importantissimo: James Hunt. Per chi non lo sapesse (tipo me prima, adesso so, purtroppo, di chi si tratta) sto James era un inglese pilota storico rivale del ben più importante Niki Lauda (che sarebbe anche un po' parente di mia nonna da parte materna, e va beh, esticazzi, giusto?). Dunque, James Hunt (porello) era un belloccio al quale piacevano le gonnelle e le feste. Questa è la sintesi del personaggio. Uno dice evabbè, dato che si parla di lui in quasi tutto il film, ci sarà qualche approfondimento, no? Qualche dettaglio, qualche parola, qualchecosaacaso che lo fa sembrare pure un essere umano. La risposta è no. Il roscio di Happy Days delinea il suo personaggio principale - chiamiamolo pure "personaggio chiave attorno al quale ruota tutta la piccola morale da americano un po' così, come dire, inetto" - come se fosse un pupazzo. In effetti l'attore scelto per il ruolo (Chris Hemsworth) ricorda tanto un Ciccio Bello sviluppato. Ha un po' la faccia da bombolone insipido, e mi meraviglio dei commenti delle mie amiche in merito al tipo. Me le sdraierei, è il più raffinato dei commenti. Ci farei robbba, l'intermedio. Il più spinto non ve lo racconto. In effetti anche io ci fare robbba, però mentre faccio le parole crociate, mentre spiccio casa, mentre leggo l'oroscopo o mentre metto il top coat sopra lo smalto di Dior. Non me ne accorgerei, penso. Hunt è una sorta di Ken (l'amico di Barbie) e per tutto il film ho sperato che prima a poi facesse outing come in Toy Story 3, e si mettesse a sculettare dicendo a Niki Lauda: ma tu sei pazzoooo!!! Sarebbe stata una svolta che avrebbe nobilitato parecchio il film e la fama da americanino un po' così di Howard. Lo spettatore, secondo il roscio di Happy Days, è un po' grullo. Perché si capisce dalla prima scena, quando entra Ken con la sigaretta pendula e l'espressione da escobador, che è uno che glie piasce la gnagnera. Invece, siccome lo spettatore medio è scemo, bisogna ricordarglielo ogni istante che il poero James Hunt era un donnaiolo. Le scene (che potrebbero anche essere interessanti) dei motori wroooooooooooom sono intervallate da: lui che fa sesso con l'infermiera all'ospedale, lui che lo fa nel bagno dell'aereo con l'hostess, lui che tromba un po' là, un po' qua, un po' dove capita, basta si capisca che a lui piace la gnagnera. Non s'è ancora capito? E' come se io adesso scrivessi A JAMES HUNT PIACEVA LA FIc/gA!!, ad un certo punto chiamereste l'infermiera di prima, ma solo per farmi internare. Però ci sono anche momenti di approfondimento psiccologgico. Quando, ad esempio, conosce una modella (non si sa come...compare, semplicemente). Si presenta, lei ha un cappello a tesa larga che la rende misteriosa e dopo due minuti di dialogo degno di Bbiutiful, lui le chiede di sposarlo. E poi si sposano. Giuro. Accade sul serio. Nel film. Perché mi sono informata, non è andata così nella realtà. E' stata una variazione sul tema del genio di Ron Howard.
L'altro personaggio è Niki Lauda, interpretato dal validissimo Daniel Brühl, che nobilita l'intera fiction..ahem, no scusate, film. Anche qui avviene taglio di accetta per delineare il personaggio, però almeno Niki Lauda/Daniel Brühl ha una storia da raccontare un pochino più interessante. Non per merito del regista americanino un po' così, sia chiaro. Per merito della realtà, che a volte è meglio dei film.
Niki Lauda conosce la sua futura moglie in Italia, salgono in macchina insieme, si brucia il motore. Lei allora, in mezzo ad una campagna che pare nei dintorni di Siena, dice più o meno così: faccio io l'autostop, siamo in Italia, baby! Tradotto: siamo in Italia, in quella nazione a forma di stivale dove sono tutti dei morti di figa, appena vedono una femmina straniera con la gonna vedrai quanti! I due tipi che si fermano si riscattano andando addosso non a lei, ma a Niki Lauda, sono dei fanz! (l'elemento sorpresa di Ron Howard, roba forte). Lo fanno come due scimmie antropomorfe che vedono le banane. Ovviamente entrambi sono neri impeciati, coi baffi, la camicia con le maniche arrotolate, il sudore sulla fronte e l'accento partenopeo. Mi pareva campagna toscana..bah, americanino un po' così sto Howard. Saranno stati due di Posillipo che tra una pescata ammmare e due o sole mio, sono andati in vacanza a Pienza.
Come non notare la presenza di Favino che ormai è richiestissimo come cameo. Peccato che negli Stati Uniti nessuno o quasi sappia chi sia, quindi da cameo mi si trasforma in comparsa. Mi spiace perché l'ho conosciuto l'estate scorsa, è una persona ammirabile e un attore valido. Perle ai porci.
Poteva essere un minimo interessante (ma non più di tanto) approfondire il rapporto tra Lauda e Hunt, rivali sportivi. Invece anche quello è buttato un po' ai maiali, trascurato, appena accennato o tradotto in dialoghi penosissimi che farebbero cascare le balle a chiunque. Dialoghi strumentali che servono per delineare una morale stucchevole da due cent.
La scena finale (cosiddetta scena clou conclusiva) è patetica, Hunt che causalmente incontra Lauda in un hangar mentre le solite gnocche lo tirano per la giacchetta, e lui arrivooooo!!! Per riempire il vuoto spinto dei contenuti qualcosa dovevano pur fare, allora daje di colonna sonora invasiva che non molla mai.

"Che una volta la Formula uno era pericolosa che si moriva e che e le gare erano avvincenti, e io mi ci faccio il film, ecco. Prima gioco con la polistil, però, ecco." Ron Howard una mattina a caso mentre mangia il latte coi cereali.

Un film trattato da americano stupido su un inglese trattato da stupido. -
marito dopo 10 minuti di film