martedì 4 dicembre 2012

Metafore d'amore



L'ho visto tutte le estati flirtare, giocare a tennis, nuotare, fumare, abbronzarsi, ballare, bere birre, ma ero troppo piccola; anche adesso lo sono, 14 anni sono pochi e lui sarà maggiorenne quest'anno. Ma cosa importa? E' novembre, fuori è buio e la spiaggia, le feste, la compagnia estiva, non sono altro che un ricordo sbiadito da cartolina.
L'anno scolastico trascorre irrequieto come sempre. I libri, le domeniche pomeriggio al cinema, le passeggiate in centro con le amiche, le nottate fuori casa di nascosto ai genitori, i bei voti ed i brutti voti e lui. Il fidanzatino. Quello che piace ai miei genitori, quello con il quale posso stare da sola a casa, quello con il quale provare nuovi baci e trovare la giusta soddisfazione nel crescere e diventare quasi donna. Durante tutto l'anno ci siamo promessi amore eterno, io sento le farfalle nella pancia e le guance in fiamme quando si avvicina a me. Mi fa passare l'appetito, sono dimagrita per amore. Lo amo, si lo amo, anzi, lo amo tantissimo e lo sposerò. Faremo tanti bambini, lo aspetterò la sera a casa e gli preparerò la cena, poi andremo a dormire finalmente insieme, nello stesso letto.
Adesso che è primavera io e lui possiamo stare fuori più a lungo, le giornate sono complici del nostro amore e ieri mentre mi aiutava nei compiti di matematica, mi ha guardato e mi ha detto "sei bellissima, sei mia, non ti lascerò mai". Anche io non lo lascerò mai.
La pagella di fine anno dice che sono stata promossa, ho la media alta, merito dell'amore, del mio amore che è bravo e mi ha aiutato nelle materie dove vacillavo. Penso che persino i miei risultati scolastici siano frutto del nostro amore, glielo dico, lui mi bacia dolcemente e mi promette che mi aiuterà a diplomarmi.
Quest'estate lui andrà in montagna, io invece al mare con i miei. Al solito mare. Mentre si avvicina il giorno della partenza ripenso al ragazzo maggiorenne che estate dopo estate m'è piaciuto sempre di più. Ma è un pensiero fiacco, che probabilmente non troverà mai il vigore di prima, perché io sono finalmente innamorata e ricambiata.
La compagnia estiva del mare si ritrova, io me ne sto a casa e vado in spiaggia la mattina presto con la musica nelle cuffie e un libro. Non ho voglia di vedere nessuno, saluto a stento ed evito accuratamente ogni tipo di argomento che riguardi la sfera dei ragazzi. Non voglio sapere niente, non voglio sapere se quest'anno lui ci sarà o meno. Non m'importa più.
"Vieni stasera? Facciamo una spiaggiata, ci sarà anche...dai dai dai vieni!" Vado? So chi ci sarà. Io ho quasi 15 anni adesso, non sono l'imbranata dell'anno scorso, ho qualcosa da dire su tanti argomenti: sì, andrò.
Lui quest'anno è ancora più affascinante, ancora più desiderabile dell'anno scorso. E si accorge di me, mi trascina in acqua, gioca, mi abbraccia, mi bacia. E' bellissimo, studia materie interessanti, pratica sport che io adoro. Casco nella voragine senza possibilità di scampo. Perdo la testa, non voglio tornare a casa, non voglio che l'estate finisca e al telefono lascio il mio fidanzato con quattro parole: "non ti amo più".
Le sere fredde di dicembre sotto al piumone mano nella mano sono lontanissime, la scuola è lontanissima, i doveri, gli obblighi, i risultati, le regole, i compiti: tutto è lontanissimo, dimenticato. Io mi sento libera, euforica, felice, appagata e anche desiderabile. L'abbronzatura, i vestiti corti, i profumi fruttati, il ghiaccio nelle bibite, il gelato al pistacchio, l'olio di cocco e lui: il paradiso. Gli ultimi giorni di vacanza sono pieni zeppi di promesse, di progetti senza rimpianti: abitiamo lontani ma ci rivedremo, non ci lasceremo perché ci amiamo. L'estate continuerà anche a novembre, deve continuare.
Quando a settembre il ciclo delle regole e dei doveri ricomincia, io e lui ci ritagliamo i nostri spazi di estate. A turno prendiamo il treno per vederci, trascorriamo poche ore insieme tentando di riempirle come meglio crediamo. Ma il profumo dell'olio di cocco e le leggere notti in spiaggia non ci sono più. Lui è diverso, quando l'abbronzatura va via non è così bello, e isolato dalla compagnia estiva è anche meno simpatico, di fronte a me solo, senza il resto che ci impedisce di viverci, è persino poco affascinante. Quindi conosco un'altra persona da quella che di anno in anno pensavo di conoscere? Il ragazzo che ho desiderato per tanto tempo, che ho immaginato, sognato vedendolo sempre accompagnato da ragazze più grandi di me, non è quel bel tipo abbronzato, sorridente e sportivo che incontravo tutte le estati? In inverno è ombroso, lunatico, spesso depresso. Si chiude e raramente mi lascia entrare nelle dinamiche dei suoi pensieri. Così dopo cinque o sei treni presi, due persi quasi volontariamente, una ventina di pomeriggi passati a conoscerci e qualche istante di delusione irrevocabile, guardandolo negli occhi gli dico: "non ti conoscevo così, in inverno sei diverso".
Un pomeriggio di inizio dicembre, sola nella mia cameretta, fisso il soffitto e penso agli occhi azzurri che ho lasciato per il ragazzo estivo. Penso all'estate trascorsa più di tre mesi fa e la sento lontana, come se l'avessi vissuta secoli fa o in un sogno. Fuori è già buio, le strade sono addobbate a festa per il Natale, io ho tanti compiti di matematica da fare e l'armadio da rimettere a posto. Riesco a pensare solo agli occhi azzurri del mio fidanzato buttato via con una telefonata, quasi dimenticato come il libro preferito sullo scaffale più alto, lasciato a prender polvere a causa di una condizione mentale, di un clima diverso, di un sogno che si avvera. I sentimenti sono come le stagioni? Variano con le fasi lunari? Possono assumere più o meno spessore, possono cambiare direzione, colore e odore insieme al barometro o all'orologio, o sono io una sorta di lancetta impazzita?
Le stagioni della vita mi costringono ad agire in modo imprevedibile e l'estate è una maledettissima bella puttana. E' molto facile avvicinarsi in estate, quando fa caldo e l'abbigliamento è ridotto al minimo; quando le scollature lasciano spazio ad un'immaginazione ben diversa, più a portata di mano; quando le nottate sono tiepide e puoi abbassare una spallina senza paura di sentir freddo. Quando tutto è più facile, quando tutto è accessibile. La prova d'amore, quella più difficile da superare, si presenta in inverno, quando lui ti vede imbacuccata, quando di te si scorgono solo gli occhi e hai le labbra talmente fredde e secche da non desiderare niente di più che un bacio caldo e umido. Quando accetti di sfilarti persino i calzini e di condividere un piumone. Poi avvicini i tuoi piedi gelidi ai suoi, e se lui vuole scaldarteli è fatta. Sarà amore.
Pensando al mio fidanzato lasciato, nel magone, tiro un sospiro di sollievo "non è poi così pericoloso raggiungerlo, inseguirlo. Lui è stato sulle Alpi, non al mare. Ed è molto più facile per me scalare il Monte Bianco che vagare in mezzo al Mediterraneo per ritrovarlo."
Deve essere facile.
E quando finalmente raggiungerò la vetta, ansimante gli chiederò un bacio e a costo di morire per carenza di ossigeno, rimarrò così per tanto di quel tempo sino a che lui me lo concederà. E se si ritenesse necessario scalerò la vetta dell'Everest, e poi del K2, del Makalu; attraverserò deserti e laghi ghiacciati; scivolerò negli abissi del gelo, perderò anche i sensi, mi riempirò di lividi e ferite. Preferisco ricoprirmi di cicatrici che non si potranno mai rimarginare; preferisco morire tentando di tutto, che fermarmi a vivere il mio errore per tutta la vita: tutta intera, sana, ma sconfitta dai rimpianti per sempre.

Franci Nicole L.

Nessun commento:

Posta un commento