lunedì 12 novembre 2012

Tanti baci e abbracci da Roma



Quando ero bambina mi incantavo a guardare le cartoline con i glitteroni sberluccinati e i panorami dai colori improbabili. Di solito si trovavano sul Lago di Garda o sulla costiera Ligure.
Adesso basta andare al cinema e vedere un film di Woody Allen, non importa spingersi sino ai luoghi di villeggiatura più blasonati.
Se la cartolina di Barcellona e ancor di più la cartolina di Parigi, portano scritta sul retro una storia che ammalia; quella di Roma dietro ha scritto tanti baci da tutti noi !! con i cuoricini al posto dei puntini sulle i e una serie di firme: Scamarcio, Muti, Benigni, Cruz, Page, Ferrari, Ghini, Albanese, Sastri, Marcorè, ecc ecc.
Una cartolina che racconta una cosa sola: noi siamo stati a Roma, siamo famosi e porca di quella pupazza quanto è difficile essere famosi! Però siamo lo stesso contenti. Questo è il tema profondissimo dell'ultimo film di Woody Allen. Si, proprio di Woody Allen: quello di Zelig, lo stesso. Lo stesso di Io ed Annie, per altro. Lo stesso di Crimini e Misfatti. Se in Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni, il film era semplicemente brutto, qui si va oltre la soglia della bruttezza e si rasenta l'assurdo, il surreale, il pedestre.
Roma vista in questo film, non esiste. Sembra fotografata con Instagram, non c'è neanche un lavoro in corso (impossibile). Tre o quattro storie parallele scritte da un Allen vanzinizzato, si snodano lungo tutto il film.  Noiose sino all'inverosimile (devo anche essermi assopita ad un certo punto), ma quel che più mi ha colpito è il mix tra usi e costumi di un'Italia degli anni '50 - la famiglia a tavola, lui che legge il giornale, la donna che serve tutti con i capelli raccolti e il grembiule; la coppietta con la valigia a mano che scende da un trenaccio locale; l'aria da magrebini disoccupati di tutte le comparse che camminano lente con le mani in tasca..-  e quelli dei turisti americani a Roma, i quali un po' se la tirano e sbevazzano Martini seduti ai tavoli all'aperto di una città un po' troppo silenziosa e mandolinizzata.
Suggerirei, inoltre, ad Allen, ti lasciar perdere i suoceri. E' dai tempi di Indovina chi viene a cena? che voi commedie americane ce la menate con sta storia dei suoceri. L'abbiamo capito che il tema vi diverte, che lo trovate stuzzicante, ma a noi europei non dice più niente, non ce ne frega neanche se i suoceri sono americani, pensa un po' Woody! Ormai noi italiani ce la tiriamo un po' di più rispetto alla fine della seconda guerra, quando voi ci tiravate le stecche di cioccolato fondente e le calze di nylon dai carri armati. Siamo un tantino più smaliziati, ma solo leggermente eh? Noi vi vediamo volendo anche come dei cafoncelli ignoranti senza nessuna predisposizione nei confronti dello stile e dell'eleganza, anche intellettuale. Non ci affacciamo più in canottiera bianca dalle finestre per cantare o sole mio o volare, non cantiamo neanche sotto la doccia come dei tenori: non c'è nessun "piccolo tenore inconsapevole" che attende di essere scoperto dall'americano intellettuale di turno.
Fino a che il film lo critica una come me, che il cinema lo vede e basta, e che paga per vederlo, va anche bene, è giusto ed in fondo, stigrancazzi. Ma quando uno tipo Roberto Benigni che una volta mandava in culo anche il Signore Dio nostro, si abbassa a fare la comparsa in un ruolo da marionetta scema solo perché il film lo dirige Woody Allen, allora una come me comincia a farsi le domande, e purtroppo la risposta non è delle migliori.
Dire di no a Woody Allen non dev'essere facile, posso anche crederci. Ma dire di si ad un film del genere significa dimenticarsi del valore del cinema, significa essere intellettualmente disonesti, oltre che italiani repressi. Inutile sperticarsi in lodi sull'Inno di Mameli una sera a San Remo quando poi vai a fare la figura del menga in un filmaccio che non ha capito cosa sia l'Italia e che la deride dall'alto della propria grandissima mente intellettuale.

Pizza, spaghetti, mandolino, bambini che giocano a pallone per la strada e Roberto Benigni.

Monicelli, pensaci tu.

Nessun commento:

Posta un commento